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Oggetto è esattamente
Accesso aperto
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Biblioteche digitali e oltre: dati aperti e interconnessi (2022)
LOD, ovvero Linked Open Dta ovvero Dati aperti e interconnessi: cosa sono? . Pensiamo ai dati dei nostri cataloghi OPAC, essi sono solitamente ben strutturati, controllati e molto ricchi dal punto di vista informativo ma sono chiusi dentro ai cataloghi stessi. Di conseguenza, quando una persona cerca un’informazione attraverso i comuni motori di ricerca, non trova le informazioni chiuse dentro ai cataloghi.. Immaginiamo, invece, quanto potrebbero arricchirsi se potessero colloquiare con tutte le informazioni presenti in rete, se diventassero aperti e interconnessi, open e linked. Naturalmente queste connessioni non avvengono per magia, ma si rea-izzano utilizzando il modello RDF (Resource Description Framework) del web semantico.... L'articolo riporta i contenuti sull'argomento trattati nel workshop omonimo, organizzato online da Gidif RBM il 23 giugno 2021. Fabio Venuda, moderatore, sottolinea come la tecnologia LOD rappresenti una leva per sperimen-tazioni nelle diverse comunità. La comunità bibliotecaria, in particolare, avvezza a rendere disponibili dati ben strutturati, controllati e molto ricchi dal punto di vista informativo, come sono quelli catalografici, potrà trarre grandissimi vantaggi dal miglioramento e potenziamento degli elementi informativi disponibili, e verificare come essi possono colloquiare con tutte le informazioni presenti in rete se diventano linked e open. Per realizzare questo una partnership pubblico/privato è indispensabile e qualificante a patto che siano chiari e condivisi i fini, i compiti, i vantaggi e i rischi. -
Institutional Repositories e riviste Open Access danno più impatto alla ricerca: le nuove metriche di valutazione (2006)
Presentazione alla Conferenza "La pubblicazione scientifica in medicina: tools per l’autore", Perugia, 13 luglio 2006 -
Chi legge non paga (2009)
L’open access è compatibile con il peer reviewing e la pubblicazione di studi di qualità? Sicuramente. L’accesso libero riguarda la disseminazione del sapere e delle informazioni nella comunità scientifica e non le modalità di produzione e controllo della qualità. Si tratta, comunque, di due piani separati: il processo di peer reviewing si riferisce al controllo di qualità dei contenuti scientifici di una pubblicazione; l’open access riguarda la modalità e il fatto che quei contenuti possano essere accessibili. I costi della pubblicazione e quindi, anche del peer reviewing possono essere pagati dagli editori o sostenuti attraverso modelli nuovi, in cui non sono i lettori a pagare, ma gli stessi autori o le loro istituzioni o gli enti che finanziano la ricerca. I costi, naturalmente, ci sono e l’idea del movimento dell’open access è che il lettore, cioè chi è a valle, deve potere accedere a questa informazione validata, di qualità, ma senza pagare. Oggi, la rete, la tecnologia ci permette il massimo di disseminazione dei contenuti scientifici di qualità, ma vanno cambiati i modelli di produzione e di pagamento, che al momento escludono coloro che non possono sostenere questi costi. Archiviazione a lungo termine e pubblicazioni ad accesso libero possono andare d’accordo? Al momento non ci sono soluzioni, nè garanzie sulla durabilità degli strumenti digitali, ma questo non toglie che si continuino a produrre informazioni anche solo in formato digitale. Bisogna certamente investire nelle tecnologie di conservazione a lungo termine e questo vuol dire utilizzare degli standard, quando si producono contenuti in formato elettronico, in maniera tale che potranno migrare man mano che la tecnologia va avanti. Io sono dell’avviso che, in particolare per i contenuti scientifici, bisognerebbe adottare il modello del print on demand: in futurotutte le riviste scientifiche che non avranno una massiccia diffusione saranno soltanto elettroniche. Bisognerà porsi dunque, il problema di investire nei costi relativi per renderle accessibili a lungo termine. Il print on demand del documento dà la possibilità a chi lo voglia comprare di tenerlo nel proprio scaffale o nella libreria delle biblioteche. Queste ultime, quindi, dovrebbero dotarsi di quelle tecnologie che permettono non di fare la stampa del *pdf, ma di avere il fascicolo della rivista o della monografia. È una soluzione possibile, una modalità economicamente conveniente per tutto il materiale prodotto scientificamente, che non avrà mai una diffusione in termini di milioni di copie: stampi soltanto ciò di cui hai bisogno e la stampa diventa un prodotto di nicchia che, però, ha costi bassi. -
Bibliotecari e ricercatori alleati (2015)
In questa intervista Lee Seok Hong racconta la grande evoluzione del lavoro dei bibliotecari biomedici dell'Università Nazionale di Singapore -
Carte del nuovo mondo: banche dati e open access (2017)
Lungi dall'essere soltanto contenitori tecnologicamente efficaci, le banche dati trasformano il contenuto stesso mentre lo ricevono e lo diffondono. L'Open Access ha affrontato la questione ridefinendo valori e prezzi, diritti e regole d'uso, offrendo trasparenza e accessibilità a tutti, a scienziati, studiosi, insegnanti, studenti, e a ogni mente curiosa. Il libro traccia una storia delle banche dati attraverso esperienze radicate nei luoghi e nelle comunità: dalla città-laboratorio di Los Alamos alle prestigiose università statunitensi; dall'ospedale di Bethesda, il più grande del mondo, all'information retrieval degli anni Sessanta, all'olio di Lorenzo e al Progetto Genoma. Il sapere più prezioso è ora disponibile liberamente nei repository